2.3.11
CARMINE ANTONUCCI
Come vi sembrerebbe il giorno, se una mattina il sole illuminasse il mondo non con la sua luce bianca, ma attraverso un infinito spettro di colori?
Immaginate miliardi di tinte cangianti sul volto di un padre, sulle foglie di un salice piangente secolare, sulle strade asfaltate percorse da persone multicolori.
Nata nel sud più sud del mondo, Torricella, cresciuta nel sud ancora più sud del mondo, Lecce, dove si laurea presso l’Accademia Delle Belle Arti nella scuola di pittura del Prof. Luigi Spanò. Carmine sboccia come un fiore tra le magre radure di questa pianura. Il bianco delle tele si arrende di fronte ai suoi colori, perchè lei non teme la possibilità, la scelta, anzi facendola propria crea le espressioni, partendo dalla loro fine.
Visionaria, come poche, è la sua visione della vita. Attraverso un percorso inverso, che inizia proprio dove finisce il mondo creato, completo e definitivo, comprendendo analiticamente le ragioni che hanno condotto ad esso, la pittrice stampa sulle sue tele la lunga biografia del genere umano.
Dopo un periodo di allontanamento dalla pratica della pittura, durato circa due anni, l'artista torna a scoprire le sue espressioni, con gli stessi occhi blu, cangianti solo nelle forme, muovendo verso i toni caldi e una tecnica sempre più evoluta.
Quando si crea un'opera come la sua, il progetto è chiaro. Un percorso, come tanti nella vita, forse quello vero, dotato di coscienza e di innocenza, mutevole nei toni e nelle sfumature quasi impercettibili di tele grandi, come il pensiero che accompagna ogni istante di crescita delle sue pitture. Lo sviluppo di una tela passa per ogni fase, dalla storia, la sua personale, alla ragione universale, per raggiungerne un'altra di storia, la tua.
Soltanto adesso e in questo caso si tratta di crescita umana e artistica. Partendo dall'emozione, qualsiasi, purché sua, Carmine consacra la volontà, la ragione inconscia che abbraccia la ragione voluta, fino a rendere schiava l'emozione, sodomizzandola, e, in un circolo, che non ha più la forma circolare, ma a spirale, attraverso indefiniti filtri, far nascere l'idea. Lungi dalle pazzie infelicemente ricercate di venerati estri artistici, lei ama la chiarezza mentale, la presa elettrica diretta che accende la mente, senza sacre chiamate o profane illuminazioni.
Esiste poi un'altra fase delle sue creazioni, non ultima, dal momento che le spirali, come le sue opere oltrepassano le chiusure, quella che attiene alla ricezione e cioè alla vera finalità di ogni forma o colore, di ogni parola o immagine. In questa fase, la tela con i suoi occhi, le mani e i contesti infiniti diventa uno specchio attraverso cui guardare, attraverso cui guardarsi fino in fondo all'anima e comprendere che quegli occhi non sono poi così lontani dai nostri, quelle mani non più dissimili dalle mie e i legami e i contesti, che racconta, sempre più vicini ai ricordi di ciascuna vita, che ha voluto sfidarsi, inoltrandosi nei soggetti e nelle tecniche di Carmine Antonucci.
Il fine ultimo è comprendere che tutto ha un senso, niente nasce per un fortuito caso.
Se il mezzo è strumento attraverso cui diffondere informazione e sapere, da una pagina ad uno schermo, da una istantanea alla tela, il meccanismo di trasmissione è automatico. Questo accade, perchè è diretto dalla volontà di conoscere le cose, le emozioni, fino a penetrarle e scardinarle. Le cose possono essere spiegate solo dopo averle conosciute, amate e superate.
Espressionismo e surrealismo, scrittura automatica e precisionismo. Ad ognuno la sua critica sulle visioni di Carmine, quella che mi riguarda comprende la filosofia dell'oltre, del paradosso vivo, il senso ultimo dell'esistenza, l'amore. L'amore che brucia, incandescente e concreto, in ogni scatola toracica, dove non batte solo un cuore, dove è concesso ad ogni mente, ad ogni organo di un corpo, a tutti i corpi di un mondo, di trovare la propria salda dimora.
E come ogni mattina, anche oggi, mi sveglierò e guarderò da una finestra che diffonde una luce multicolore, vivida e lucida, come gli occhi sorridenti di “Farfallina”, il mondo liquido di “Contesti improbabili... infiniti”, l'avere e l'essere de “È il tuo mare”, la mela dissonante nella massa informe in “Peccati”, il vizio di un dito morso da Tatiana, l'unione intricata tra lo spirito dell'arte e la sua umanizzazione per “Legami”, l'arco visibile ai pochi di una lottatrice indifendibile come “Anaid”, le mani innocenti e ritrovate di “Con me...”, il silenzio contemplato di un “Artista” ed infine il viso profumato di “Una parte di me”.
Sodalizi e rotture di spazi senza tempo e di tempi senza spazio divenuti finalmente accessibili a chi sa vedere le unioni e le separazioni della propria anima.
Carmine Antonucci è un'artista, nata donna, e per questo sa che dovrà lottare più a lungo e più duramente dell'altro emisfero umano. Abita nel sud più sud del mondo e per questo sa che dovrà gridare forte contro l'indifferenza passiva. Nonostante ciò, Carmine continua a dipingere, perchè in fondo, sa che anche in questo posto esiste qualcuno che vorrà ascoltare i suoi silenzi, che sanno urlare senza stordire, che hanno le tinte calde e le prospettive profonde, i profumi nobili e le voci delicate dei suoi capolavori.
CON ME... -olio su tela cm150x100-
Particolare di CON ME....
IL VIZIO DI TATIANA -olio su tela cm 230x130-
ANAID -olio su tela cm100x70-
NECESSITA' DELL'ESSERE... -olio su tela cm120x100-
PECCATO - olio su tela cm100x100 -
LALORI -olio su tela cm120x80-
L'ARTISTA -olio su tela cm200x100-
...PARTE DI ME -olio su tela cm120x80-
Elisa Mauro
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