Lo Jonio Jazz Festival racconta non solo la musica che si fa passione ma anche i suoni, i bagliori, i sapori di una terra antica, ruvida e generosa come le sue genti; racconta nella desolata bellezza degli ulivi e delle vigne la paradossale quotidianità che accompagna un mondo in bilico fra miti ancestrali e miracoli spaziali. Il dialetto, quanto diciamo, più sempre rustico e greve, più riesce a sprigionare musica, eloquenza e fantasia che nell'energica carnalità si fanno canto, suono sfrontato e trasgressivo ai concerti di cicale che invadono l'aria bruciata dal sole. E tutto disegna l'effige e la memoria collettiva di una gente che accosta l'orecchio alla conchiglia del passato per riscuotere un prezioso riscatto di sé, delle voci e delle ombre più intime, quelle con cui ciascuno va componendo la musica e la pittura solitaria della vita. Allora la musica invade le ore, dilaga nei campi. Amplifica il sole.
Di Emanuela Giaracuni
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