Da anni la Puglia è un fermento di arte e cultura, un ponte sul Mediterraneo fra Oriente e Occidente che ispira scambi culturali ed umani. Quale migliore location, quindi, per ospitare la 25ma edizione di Italia Wave Love Festival?
Per la prima volta si svolgerà a Lecce, fra il 14 e il 17 luglio, sostenuta dal Progetto della Regione Puglia Sound e col patrocinio del Comune di Lecce.
Organizzato dal medesimo gruppo di lavoro della Fondazione Arezzo Wave Italia e dallo stesso direttore artistico, saranno quattro giornate dense di eventi che si terranno in diverse location. Tipicamente, infatti, il festival si articola su diversi fronti.
Main stage: È il palco principale che vede alternarsi nomi importanti della scena italiana e internazionale e le band emergenti. La location è tradizionalmente lo stadio comunale della città che ospita il festival (allestimento presso lo Stadio Comunale di Via del Mare)
Psycho stage: Il palco più giovane e frizzante del festival, caratterizzato da location immerse nel verde. Un’ importante vetrina per le migliori realtà emergenti italiane, gruppi indie che condividono il palco con nomi già noti della scena indipendente e qualche big internazionale(si svolge nel pomeriggio sulla Spiaggia di San Cataldo).
Wake up stage: È lo stesso palco dello Psycho Stage, ma gli ospiti che suonano sono i vincitori dei concorsi per le scuole superiori “Aspettando Italia Wave”, i vincitori del contest nazionale “Italia Wave band” e alcuni ospiti italiani a chiusura della mattinata. (si svolge nella mattinata sulla Spiaggia di San Cataldo)
Elettrowave: È il palco dedicato alla musica elettronica con ospiti internazionali ed italiani.
La location di Lecce sarà l’Aeroporto Lecce-Lepore.
Tra pochi giorni si conosceranno i nome degli headliner che saranno sul palco di Lecce, ma è già confermata la presenza di Lou Reed, che dopo 4 anni di assenza dall’ Italia, si ripropone all’interno del Festival. Sarà in compagnia di Mike Ratkhe alla chitarra, Fernando Saunders al basso e voce e Tony Smith alla batteria, e di una band di nove elementi con cui riproporrà non solo i brani storici del gruppo Velvet Underground, ma anche i pezzi della sua carriera da solista.
Un po’ di storia?
Lewis Allen Reed nasce il 2 Marzo 1942 in una famiglia ebrea nella cittadina di Freeport, Long Island. Reed sin da giovanissimo vuole essere un musicista devoto al rock'n'roll.
I genitori, preoccupati per il suo atteggiamento ribelle e provocatorio, per le sue libere dissertazioni su temi tabu, come l’omosessualità, e per il suo sempre crescente interesse per la “musica del diavolo”, decidono di far curare il giovane Lewis in un centro psichiatrico specialistico, il quale accetta con una certa curiosità e una buona dose di sbeffeggiamento, ma non sa che la "cura" che lo attende prevede una terapia a base di elettroshock. Massicce scariche elettriche che gli facevano perdere completamente il senso dell'orientamento e la memoria. Il trattamento dell'elettroshock cambierà radicalmente Lewis, il quale non potrà “guarire” come si auguravano i genitori, ma anzi esaspererà i suoi atteggiamenti, facendone della pazzia uno dei suoi giochi preferiti. Sarà inevitabile l’inclinazione del rapporto con i genitori, dei quali vorrà vendicarsi con i testi durissimi di alcune sue canzoni ("Kill your sons").
Agli inizi degli anni '60 Reed si iscrive alla Syracuse University, allontanandosi da casa . Il periodo è determinante per la crescita personale e artistica, entrando in contatto con artisti e con le nuove tendenze musicali. Lewis Reed è viene considerato un essere bizzarro e misterioso, dagli atteggiamenti strani e scontrosi. Sviluppa una passione per i poeti maledetti, e i suoi dialoghi distruttivi e sprezzanti rinforzano quella sua immagine forte ed intrigante. È un periodo di vita sregolata, di musica, di droghe, di esperienze omosessuali.
Nel 1966 fonda insieme a John Cale quello che diventò un pilastro del rock, i Velvet Underground (il nome della band viene preso dal titolo di un libro giallo trovato nella spazzatura). Il primo album ("The Velvet Underground and Nico", il famoso album con la banana in copertina, uscito nel 1967) fu finanziato dall’artista Andy Warhol. Un album molto discusso che contiene grandi brani celebri (Sunday Morning, Femme Fatale, Heroin, I'll Be Your Mirror, Venus in Furs, I'm Waiting for the Man, The Black Angel's Death Song e Run Run Run).
Mentre in Italia Orietta Berti cantava “Io tu e le rose”, i Velvet parlavano di eroina e perversioni sessuali.
Warhol portò all’interno della formazione la cantante tedesca Nico. In un anno, tanto seguito, tanta critica, e due licenziamenti: Warhol e Nico a casa! Un anno più tardi, è la volta di Cale. Nel ’70, è lo stesso Reed ad abbandonare la band.
Per un paio di anni Lou abbandona la musica, finchè non viene convinto da un vecchio dirigente discografico ad intraprendere quella che sarà una travagliata carriera solista, nella quale fondamentale è stato il sostegno di David Bowie, suo ammiratore.
Reed esordisce da solo con lo storico “Trasnformer” (1972): prodotto da David Bowie .
La carriera prosegue con sregolatezza, che vede alternarsi lavori più o meno commerciali e molte sperimentazioni fino agli anni ’80, in cui Reed accusa un calo della vena creativa. La fine del decennio assiste al suo ritono con un capolavoro: “New York (1989). Da questo momento, Lou Reed produce dischi con regolarità e qualità. Da citare “The raven” (2003) dedicato al poeta Edgar Allan Poe – confermando il suo status di leggenda del rock.
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