18.3.11

SANGU Racconti noir di Puglia

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Sangu

Racconti noir di Puglia
Questo non è un libro di genere. Troverete pulp, suspense, ironia, politica, trash, allucinazioni.
Questo non è un libro per turisti alla ricerca di taranta e orecchiette con le cime di rape.
Questo libro non descrive una Puglia da cartolina, e nemmeno una Puglia per il giornalismo morboso e ammorbante.
Queste dieci storie rosse, più che nere, raccontano ciò che di tremendo può accadere sotto il sole, prima del mare, nel soffio del vento.
Racconti di Cosimo Argentina, Rossano Astremo, Piero Calò, Carlo D’Amicis, Donpasta, Omar Di Monopoli, Elisabetta Liguori, Piero Manni, Livio Romano, Enzo Verrengia.



Racconti al cardiopalma con i campioni del noir di Puglia
 di Valeria Raho
Cardiopalma aritmico.Occhi sgranati,una smorfia a rigare il volto.Il primo,poi il secondo,via via,tutti d’un fiato, e zero pause sino all’indice.Non concede tregua “Sangu.Racconti noir di Puglia”.
Adrenalina allo stato puro.Gli amanti del genere ringraziano Manni che,nell’ultima uscita della collana Punto G,riunisce dieci scrittori di razza.Alcuni sono vecchie conoscenze della casa editrice(dopo l’esordio sancesarino,infatti,qualcuno..volò sul nido di Sironi,Fandango,Isbn);altri narratori per sacro fuoco o mestiere.Una postilla per dire che si tratta di campioni della prosa,alle prese con un genere sdoganato(per buona sorte)dalle nicchie;motivo per cui,la frontiera inclusa nel titolo(Racconti nour di Puglia)va riferita  alle ambientazioni,non alla” regionalità” delle penne.
“Sangu”è pane per i denti di chi,in un noir,non si ferma al gusto del thriller,della suspense,allo stordimento dell’epilogo.I racconti eterogenei per stili e soggetti,sono congegni alla Rubik,in cui si consiglia di non perdere un solo un solo passaggio per apprezzare la capillare architettura narrativa e e lasciarsi così infettare da quel male di vivere,diffuso ed estremo,che è la realtà.Non serve infatti un luminare per agguantare i riferimenti alla cronaca(locale e nazionale)che negli ultimi mesi ha dato prova di superare di gran lunga la finzione.Per questo stupiscono,ma non troppo ,le gesta de “Il cattivo tenente”di Cosimo Argentina,remake in salsa tarantina della sceneggiatura di Abel Ferrara,dove non c’è redenzione,ma il buio totale.Per questo stupiscono,ma non troppo ,gli estratti dai diari e dai giornali raccolti da Rossano Astremo in “roast beef”i bilanci di Chicco Micchi e Bacco Namucco descritti da Piero Calò , l’Esercito Industriale di Riserva di Donpasta;la caccia alle streghe all’Omar di Monopoli,”la Flavia , le Flavie” , narrate da Elisabetta Liquori in “Hollywood”,sulle cui trama sembra allungarsi la mano longa dell’omicidio Basile.
Nel bel mezzo dell’antologia,si fa un salto tra l’onirico e il grottesco con i “Rifiuti speciali” di Livio Romano,storie di ordinaria follia sceneggiata in nosocomio, e “L’inverno del Diciotto”di Piero Manni,editore della silloge,per una volta dall’altra parte della barricata.Il respiro da racconto sociale riprende con lo “Straordinario”  racconto di Enzo Verrengia,cronista e scrittore foggiano, e si ferma con Carlo D’amicis.La fabula del suo “Ammazzare i morti”è un lungo discorso diretto,libero da interpunzioni,sofismi,ipocrisie.L’ossimoro del titolo è laquintaessenza estratta da una colata di parole,dure come il cemento,di un immigrato clandestino albanese.Alla ghenga de “La Sicura”(che di tranquillo non ha un bel niente)non importa il suo nome.Basta l'epiteto Albania , per distinguerlo dal “barese pancia di maiale” , dal “leccese e tarantino” che in inverno sorvegliano Strada Cucchiara.Nel giro di qualche andirivieni,i quattro si trovano a compiere un sequestro ai danni del “sindaco padrone”che li ha ingannati.Al contrario dei loschi figuri a cui,suo malgrado,si accompagna,Albania comprende che se non c’è dignità non c’è vita.E chissà quanti come lui hanno compiuto la stessa scelta”per la liri(libertà),ma non è dato sapere.Nessuno piange nessuno senza nome.Se questo non è noir,cosa altrimenti?

Fonte:www.quisalento.it

1 commento:

  1. Bellissimo Pulp.Leggere poi un libro con particolari e modi di dire dialettali,per quanto mi riguarda,mi ha coinvolto ancora di più.
    Bello,bello bello......finalmente per un pò ci siamo dimenticati ti lu soli,lu mari e lu ientu...infondo siamo anche altro e questo libro ha dimostrato quanto,i nostri artisti,siano capaci di vivere nel presente ..assaporando e trovando nuovi modi di esprimere la loro "Salentinità"....bravissimo Omar Di Monopoli e Carlo D'Amicis.....consiglio vivamente

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