21.2.11

Oggetto: una piacevole sorpresa…

Una recensione del libro Homo Ionicus di Angelo Di Leo

Avete presente quell’andamento dolente e rallentato dei perdoni, quasi immobile nella loro vigorosa fisicità? Certamente sì. Qualsiasi tarantino, religioso o meno, la conosce, anche perché, quell’andamento, fa parte di sé, della sua innata immanenza e rassegnazione. Ecco: sé, come spero, vogliate provare ad avvicinarvi all’opera prima, ma già beneficiaria di una rapida ristampa, del giornalista Angelo Di Leo, Homo Ionicus, rimarrete sorpresi di come abbia ben saputo cogliere e rappresentare questo tratto della città, tanto unico quanto irripetibile.
Nello scorrere delle pagine, impari a conoscere questi personaggi, ma in fondo è come se già li conoscessi; sai già cosa faranno, cosa diranno…perché sono le persone che incontri ogni giorno, quelle con le quali sei cresciuto fin’ora. Sono gli anziani di Piazza Sicilia, che ho potuto conoscere parte attraverso la militanza nella Quercia, parte nel periodo di assistenza nell’ambito del Servizio Civile. Ci sono i due operai, simboli di una classe ancora tanto numerosa, quanto rimossa e dimenticata. L’infermiere, un po’ più acculturato e civile dei suoi coetanei e conterranei. Un alieno, in questo mare di ignoranza terribilmente rivendicata con orgoglio. Un alieno, guidato da valori difficili da dimenticare, ma che autonomamente camminano sulle sue gambe. Lo portano ad incrociare vari personaggi, teneri, commoventi, solari sotto un cielo che può e sa essere solo terso. Infine c’è un ragazzo appena laureato, figlio di quella borghesia tarantina che di borghese ha solo il censo, ma di cultura e lungimiranza di vedute, non sa neanche cosa siano. Bene, quel ragazzo ad un certo punto va a trovare un suo vecchio professore. Sa che lo deve fare. Ci tiene. Di Leo fa dire a quest’ultimo che “un giovane che arriva al traguardo è come il raccolto dopo la semina”. La mia generazione forse quel traguardo mai lo vedrà, condannata com’è, quando è fortunata, a sopravvivere con un termine di scadenza stampatole sulla giacca di turno. La mia generazione, però, una fortuna l’ha potuta avere. Io e tanti altri abbiamo potuto beneficiare di un corpo insegnante di prim’ordine. Gente appassionata, che dava tutto se stessa in una materia che amava a dei ragazzi che comunque sia, avrebbe voluto bene. Tanti di loro sono andati in pensione, altri, come la mia prof.ssa di inglese, tale Rosanna De Rosa, continua ora nella sua opera civile dai banchi dell’Aristosseno. A lei, per l’appunto, non ho mai potuto raccontarle del ‘traguardo’, ma di certo continuo ad aggiornarla periodicamente sulle evoluzioni del ‘raccolto’, in una continuazione ideale di quella indimenticabile ‘semina’. Naturalmente, vi ho indicato gli attori, il film, l’atmosfera…ma per sapere dell’ambiente e delle scenografie dovrete cercare di leggerla questa che per me è stata una piacevole sorpresa.
Di Angelo Farano
homoionicus

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